Carissimi Marta e Alberto, ho una grande emozione anche all’idea di scrivervi questa mail.
Prima di tutto volevo farvi dei ringraziamenti e dei complimenti.
Ringraziarvi per tante cose, la vostra accoglienza e gentilezza che le sorelline hanno sempre espresso nei vostri confronti e in particolare per la creatività che avete messo nel mondo di Paprika.
E’ quella creatività che a me da musicista sta tanto a cuore e che posso condividere con voi quando vengo a trovarvi per una uscita.
Ancora ricordo lo stupore che ebbi quando vidi per la prima volta il vostro sito!
Avevo pensato per mesi ad una cosa del genere e non potevo credere che esistesse davvero.
Da quando poi venni a trovarvi la prima volta nel settembre scorso, non ho fatto altro che inventare e immaginare mille storie che potrebbero anche diventare realtà.
Infatti, appena sono venuta sabato scorso, è nata subito un’idea nuova che se non sbaglio ha dato origine a quello che poi avete chiamato “il pacchetto Jennifer”, e se così fosse, magari anche in parte, mi emoziona l’idea di aver contribuito ad una creazione e di averla vissuta per prima.
Poi vorrei complimentarmi per il lavoro che avete fatto su di me.
In primis, vi dico che quando mi sono vista allo specchio appena finita la preparazione ho ricevuto un tale colpo per la sorpresa che non sono riuscita ad esprimermi.
Spero non abbiate pensato male.
Il fatto è che alle volte se l’emozione è troppo forte, la parola va via.
Mi viene il tremore e il formicolio alla pancia anche adesso che vi scrivo.
Poi, quando sono tornata a casa e ho avuto tempo di smaltire il tutto, ho cominciato a riflettere anche sugli indumenti acquistati e vi dico che non ho parole per descrivere la loro bellezza, la qualità, l’eleganza e l’effetto che hanno fatto su di me.
Ero troppo inesperta per capirlo subito: io fino ad allora avevo sperimentato solo cose semplici.
Mi ha molto colpito poi l’idea del perizoma contenitivo, realizzato appositamente per le sorelline: la stoffa, le cuciture, la raffinatezza dell’oggetto, l’idea tattica.
Riguardo poi l’idea di suonare un giorno un po’ di musica durante una qualche festa o un qualche ritrovo tra pochi intimi (anche questo fa parte dei mille sogni che ho fatto pensando all’ambiente Paprika) vi confermo che sono disponibilissima.
Immaginate cosa possa significare per me sovrapporre le grandi emozioni che si provano quando si suona, con l’idea di farlo en-femme.
Queste cose non hanno prezzo.
Vi ringrazio e vi saluto e vi lascio qui di seguito il mio racconto della mia prima uscita di sabato scorso.
Difficilissimo per me il tentativo di raccontare scrivendo tutte le emozioni della mia prima esperienza di uscita en-femme con Marta e Alberto.
Le ho vissute con tutta la forza, il fascino, la sorpresa e la meraviglia che posso provare.
Mi ero preparata mentalmente per qualche mese da quando presi la decisione che non volevo rinunciare a una simile esperienza ma come spesso accade, la differenza tra immaginare e fare è grande come il mare.
Pensai dunque di partire in semplicità con il pacchetto Sharon e dicevo con me stessa: andiamo piano poi vedremo!
In realtà, mi era rimasta molto impressa un’idea che lessi la scorsa estate nel sito del Paprika dove erano scritte queste parole:
“Se lo volete, potete restare con noi al negozio per essere ammirate dai clienti” (o qualcosa del genere).
Mi era tanto piaciuta l’idea di essere la “donna speciale” nel mondo del Paprika (almeno in segreto nella mia fantasia) cioè in quello stesso posto dove le sorelline prendono vita.
Prendendo l’appuntamento per la mia prima esperienza a Paprika, chiesi a Alberto se potevo realizzare questo mio piccolo desiderio.
Lui acconsentì e ci accordammo per un sabato pomeriggio.
Poi per varie ragioni dovemmo spostare al sabato mattina e l’idea svanì per mancanza di tempo.
Quel sabato mattina, durante il viaggio, non mi davo pace all’idea di dover andare via subito dopo la preparazione e fantasticavo sulla possibilità che, non si sa mai, sarebbe successo un qualcosa che avesse prolungato la fantastica giornata.
Giunta a Paprika, eccomi salire con Marta nella stanza dei miei sogni.
Io mi sono affidata a lei confidando nella sua lunga esperienza.
Ed ecco, dopo alcuni tentativi con diversi vestitini uno più bello e ben fatto dell’altro, che mi trovo addosso uno stupendo abito nero, stoffa meravigliosa, disegno stupendo.
Questo indumento era capace in un solo tocco magico di creare quelle fattezze femminili che tanto desideravo.
Mentre vivevo appieno questa emozione, ecco Marta aggiungere un bel carico di forza:
“Questo vestito ti fa due gambe da sballo!”.
Non avrei mai pensato che qualcuno potesse affermare questo su di me.
Chiaramente ogni momento e ogni indumento erano un passione da vivere come per esempio la scarpa provata subito col tacco 12!
Ovviamente il tocco finale è arrivato quando, dopo il trucco, ho indossato dei lunghi capelli biondi.
Ho visto la cosa allo specchio e ho detto:
“Non sono più io!!”
Marta è capace di vivere l’entusiasmo insieme a te: tu sei la creatura, lei è la creatrice.
“Dai!” ti dice, “andiamo sotto a farci vedere da mio marito!”
Era la prima volta che delle persone mi vedevano!
Per timidezza, ho anche chiesto a Marta: “Dammi un voto”.
Avevo bisogno di un aiuto nel rendermi conto di quanto e se potevo essere apprezzata.
E lei: ”Ma io direi dieci e lode”.
Era importante per me questo suo apprezzamento.
So solo che la cosa mi generò un gran tremore e un fortissimo formicolio nella pancia.
Un gusto terribile di essere Silvia.
Alle 13 e 30 esatte il tutto era compiuto ma c’era il problema più triste: rivestire gli abiti di sempre e tornare a casa subito.
Quella tristezza mi si leggeva nel volto così tanto da far sì che Marta non poté fare a meno di chiedermi:
“Cos’hai da fare oggi pomeriggio?
Magari ti strucchi più tardi”.
Mi sono vista davanti la realizzazione del sogno che avevo fatto durante l’intero viaggio.
Ho detto “Niente, oggi ho dedicato tutta la giornata a Paprika”.
C’era però un problemino: come fare per il pranzo?
Marta e Alberto per motivi di lavoro non potevano essere con me che non avevo prenotato l’uscita con loro.
Dissero: “ Noi non possiamo venire ma ti portiamo in un bar dove potrai stare in tutta sicurezza e tranquillità, poi veniamo a prenderti.”
Cosa? Io da sola in un bar? Non mi ero lontanamente immaginata una cosa del genere.
Così di sorpresa.
L’impatto era forte ma non avevo nessuna intenzione di rinunciarci.
Ecco allora che con una sovrapposizione di emozioni sempre crescente ci siamo avviati.
Per la prima volta uscivo all’aperto, per la prima volta salivo su una bella automobile, per la prima volta provavo l’emozione di questo vestito che con la sua gonna corta (che nascondeva sì e no la parte superiore delle bellissime autoreggenti) si adattava alla necessaria apertura delle gambe nel momento dell’entrata in auto.
Sono quelle cose delicate e affascinanti che noi sorelline sappiamo.
Durante il tragitto verso il bar, non potevo fare a meno di ammirare la mia figura con quel mio vestito e i disegni che derivavano nell’abbinamento con le gambe.
Arrivati al luogo di destinazione, l’effetto contrario all’entrata in auto, cioè l’uscita dall’auto che ripropone la stessa emozione vissuta a rovescio nei movimenti, con l’aggiunta di nuove persone assai curiose di vedere ciò che viene fuori.
E le gambe sono ancora le prime a venir fuori.
Troppo bello!
Poi Marta che mi aggiusta i capelli come una mamma che si rassicura che la propria creatura si presenti bene.
Troppo carina!
Ora, all’interno del bellissimo locale, una bellissima sala con dei tavolini.
Molto intima. Io mi sono seduta all’angolo con un certo senso di attenzione nell’evitare di stare proprio al centro dell’attenzione.
Di fatto ero visibilissima.
Per ben due ore, mentre svariati clienti del bar entravano ed uscivano, ho goduto del mio essere Silvia in pubblico mentre spesso tiravo giù il vestito che ad ogni movimento non faceva altro che tentare di scoprire quello che forse era troppo.
Un intrigante gioco così tipico ma così nuovo per me.
Finalmente ecco Alberto che prima di portarmi via, si prende un caffè mentre facciamo due parole.
Anche questo è nuovo per me: parlare al bar.
A questo punto salgo in auto con ancora una variante: potevo salire davanti.
Attendevo di completare il sogno con l’idea di passare del tempo a Paprika.
Come si usa dire ultimamente: “Detto fatto”.
Mi sono sentita per altre due ore la regina del negozio.
Ero la sua creatura venuta fuori per mezzo di Marta davanti agli sguardi interessati di alcuni uomini e anche di qualche sorellina venuta a comprare qualcosa di interessante.
Chiudo dicendo la cosa più ovvia: non vedo l’ora di tornare!
Silvia
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